Data l'entità degli scambi commerciali con gli Stati Uniti, gli investitori sono preoccupati per le ripercussioni sui rendimenti dell'Asia e dei mercati emergenti (EM).
Storicamente, questi mercati sono stati più vulnerabili agli shock esterni, soprattutto riguardo alle esportazioni. Inoltre, la spinta degli Stati Uniti a rimpatriare l'industria manifatturiera potrebbe comportare la perdita di posti di lavoro negli EM.
È ora di gettare la spugna? Noi pensiamo di no. Le prospettive per i mercati emergenti restano positive: ecco perché.
Il dollaro si indebolisce rendendo il sistema finanziario USA più vulnerabile
Dopo l'annuncio dei dazi di Trump, le azioni, le obbligazioni e il dollaro USA sono scesi simultaneamente – uno scenario più comune negli EM che in una potenza come gli Stati Uniti. Non è chiaro se ciò derivi dalla dipendenza USA dai capitali esteri per finanziare il suo doppio deficit o dagli eccessi politici di questa e altre amministrazioni.
La conseguenza importante è che gli Stati Uniti non possono combattere su tutti i fronti e si stanno concentrando sulla Cina. L'amministrazione Trump sta infatti spingendo attivamente altre nazioni a sganciarsi dalla Cina.
La riorganizzazione delle catene di fornitura non si tradurrà in un passaggio immediato alla produzione USA
La riorganizzazione delle catene di fornitura sarà un processo lungo e disordinato. Detto questo, la maggiore complessità potrebbe avvantaggiare le nazioni che si concentrano sulla produzione. L'Asia e i mercati emergenti detengono un vantaggio significativo nella produzione di beni. Questa posizione dominante non verrà meno da un giorno all'altro o forse non scomparirà mai (vedi Grafico 1).
Chart 1. EMs shine during investment cycles
Inoltre, sganciarsi dalla Cina significa dirottare le merci verso altri paesi. Gli Stati Uniti possono avere una certa influenza in alcune aree, come il Messico, ma hanno meno controllo in regioni non contigue. Ad esempio, senza massicce tariffe reciproche, come possono realisticamente gli Stati Uniti impedire a una fabbrica di proprietà cinese che produce in Vietnam di esportare? È un incubo logistico e burocratico.
Anche la base manifatturiera degli Stati Uniti deve affrontare difficili sfide. Tra queste, l'elevato costo del lavoro, la carenza di lavoratori qualificati e il deficit infrastrutturale. Per risolvere queste difficoltà sono necessarie ingenti spese in conto capitale (vedi Grafico 2).
Chart 2. Historically, as CapEx has struggled, emerging markets have lagged on declining earnings per share
Inoltre, questa situazione garantisce che la maggior parte della produzione rimanga nei diversi mercati emergenti.
Nonostante le sfide, per la Cina non è finita
Il paese ha una leva significativa.
La Cina vanta una base industriale dominante ed è leader mondiale in diversi settori chiave, tra cui le energie rinnovabili, la raffinazione delle terre rare e i veicoli elettrici. Ha anche un ecosistema tecnologico competitivo e un vasto mercato interno. Inoltre, la Cina ha la capacità e la volontà di effettuare ingenti investimenti diretti all'estero, il che le conferisce una notevole influenza nel caso in cui gli Stati Uniti tentino di mollare i loro partner commerciali.
Inoltre, gli Stati Uniti dipendono dalla Cina per un'ampia gamma di prodotti. Ad esempio, molti americani potrebbero dover festeggiare il 4 luglio di quest'anno senza fuochi d'artificio, perché gli scaffali di Walmart potrebbero essere vuoti.
Le recenti visite del premier cinese Xi Jinping in Vietnam e Malesia sottolineano la formidabile influenza del suo paese nell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico e la sua capacità di promuovere relazioni commerciali globali.
A livello domestico, la Cina sta aumentando il sostegno politico attraverso programmi commerciali, iniziative sul mercato azionario e l’allentamento del mercato immobiliare. Con USD 10.000 mld di depositi bancari dei consumatori, la Cina può mobilitare i suoi elevati tassi di risparmio. L'economia è inoltre in grado di assorbire alcuni degli effetti negativi dei dazi, e Aberdeen Global Macro Research stima per quest'anno una crescita del PIL del 4,2%.
Considerazioni finali
Le prime reazioni ai dazi di Trump sono state un misto di shock e preoccupazione. Tuttavia, al di là della sorpresa negativa iniziale, il quadro a lungo termine è più incoraggiante. La riorganizzazione delle catene di fornitura richiederà ingenti spese in conto capitale, gran parte delle quali si riverseranno ancora in Asia e nei paesi emergenti. I mercati dei capitali statunitensi sembrano essere la fonte di finanziamento preferita. Questo processo richiederà anni e investimenti sostanziali da parte degli Stati Uniti per migliorare la loro competitività produttiva. Il successo è tutt'altro che scontato. La Cina è una potenza economica formidabile e si sta preparando a questo scenario da almeno sette anni. Infine, con il decoupling dei due principali titani economici mondiali, i mercati emergenti possono posizionarsi per trarne vantaggio.
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